lunedì 4 giugno 2012

CONTRASTI CROMATICI

  contrasto caldo / freddo
  



contrasto chiaro / scuro






contrasto colori puri 





contrasto complementari




contrasto di qualità





contrasto di qualità






contrasto di simultaneità


lunedì 28 maggio 2012

X UN’ARCHITETTURA DEL NUOVO MILLENNIO



 CHE CARATTERE DEVE AVERE L’ARTE OGGI


RAPIDITA’
LEGGEREZZA
VISIBILITA’
MOLTEPLICITA’
ESATTEZZA
RAPIDITA’


.....sogno immense cosmologie, saghe ed epopee racchiuse nella dimensione di un epigramma.


Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno d’un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. ‘Ho bisogno di altri cinque anni’ disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.


La rapidità in Architettura vuol dire soprattutto AGILITA’, MOBILITA’, DISINVOLTURA, tutte qualità che si accordano con un’Architettura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all’altro, a condurre il fruitore a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo altrettante cento giravolte..........



Lublin Airport- Are arch.




LEGGEREZZA
Credo che nella sua accezione migliore si rivolga all’Architettura come quella caratteristica che sottrae peso. La leggerezza nella nostra cultura è sempre stata considerata un difetto. Nella contemporaneità è un pregio.
In Architettura questa dote si deve contrapporre alla PESANTEZZA, l’INERZIA, all’OPACITA’ del mondo, qualità che si attaccano subito all’Architettura se non si trova il modo di sfuggirle.
La leggerezza si associa anche alla PRECISIONE ed alla DETERMINAZIONE, ma non con la VAGHEZZA e l’ABBANDONO al CASO.



House for elderly people - Aires Mateus arch.




VISIBILITA’
Considero indispensabile che uno scritto architettonico debba essere capace di essere visualizzato dalla fantasia. Questa è la sua caratteristica di VISIBILITA’.
E’ una caratteristica, come potrete immaginare, quindi molto particolare. Non la intendo nella sua accezione “chiassosa” di “farsi notare”, di diventare di “fama planetaria”, bensì in quella elegantissima di VISIONE CREATIVA.
Un’architettura, cioè, capace di utilizzare parole “educate” per comporre frasi comprensibili, interessata a far scaturire colori e forme dalla fantasia del fruitore. Sarà possibile un’architettura fantastica in una crescente inflazione di immagini prefabbricate?
Le vie che abbiamo a disposizione sono due:
_ riciclare le architetture usate in un nuovo contesto che ne cambi il significato;
_ oppure il vuoto per ripartire da zero.


Nella contemporaneità possiamo utilizzare due tipi di processi immaginativi:
_ quello che parte dalla parola architettonica ed arriva all’immaginazione visiva;
_ quello che parte dall’immaginazione visiva ed arriva all’espressione della parola architettonica.
Come nel cinema (da cui la nostra particolare attenzione al video) risultato di una successione di fasi, materiali ed immateriali, in cui le immagini prendono forma dentro la nostra mente. Così in
architettura. In questo processo il “cinema mentale” dell’immaginazione ha un ruolo importantissimo, alla stregua delle fasi di realizzazione.
Questo “cinema mentale” è in funzione in tutti noi e non cessa mai di proiettare immagini sulla nostra vista interiore che altro non è se non il nostro universo emozionale.
Intendo cioè IMMAGINE come IMMAGINAZIONE. Creare immagini “in assenza”, questa è la sfida
più interessante dell’architettura contemporanea.








villa 4.0 Dick van Gameren arch,




ESATTEZZA
Potrei iniziare ad illustrare questa caratteristica dicendovi che è sempre più necessario produrre un disegno
dell’opera ben definito e calcolato, capace di evocare immagini visuali nitide, incisive, memorabili. Una scrittura il più precisa possibile sia come lessico sia come resa delle sfumature del pensiero e  dell’immaginazione.
Nasce allora una domanda spontanea: la profondità allora, da quanto sopra detto, va nascosta. Ma dove? L’unica risposta che mi convince è: in superficie.
Questo in quanto credo che la caratteristica dell’esattezza debba agire contro una strana forma di peste che
rende l’architettura casuale, confusa, senza origini, informe (sperando che oramai abbiate capito cosa intendiamo con la parola forma).




MOLTEPLICITA’
Non è solo un problema di realtà complessa. E’, forse, più che altro un problema di architettura intesa come
una “enciclopedia aperta” che è una evidente contraddizione ma che mi interessa in quanto oggi non è più
pensabile una totalità che non sia potenziale, congetturale e plurima.
Ogni architettura, anche la più piccola, sarà composta da vuoti che saranno parte integrante di una rete di relazioni come le informazioni su internet che partono da un ambito x e possono arrivare in luoghi sconosciuti ed impensati per poi, però, ritornare velocemente dove serve.
Un’architettura, insomma, in cui tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili.



Daeyang Gallery and house Steven Holl arch.



Rolex Learning Centre SANAA arch.











giovedì 3 maggio 2012

Results

Gruppo Pierani


leggerezza: l'essenziale coincide con la forma
rapidità: l'idea appare in sintesi
molteplicità: declinazione del vuoto architettonico
esattezza: l'idea prende vita attraverso percorse che non possono non essere quelli
visibilità: è la storia architettonica scritta con un finale aperto





Gruppo Braghiroli

Leggerezza: Fletto le estremità. Lo piego a metà. Ripiego. Sono ali! Ecco che vola!
Rapidità: Zapping
Visibilità: Chiudi gli occhi. C'è luce, profumo di pesca, qualcosa che squilla.
Molteplicità: Scendo le scale ed arrivo sul tetto.
Esattezza: 3+3=8 


Gruppo Manzelli

Leggerezza: è ciò che non si vede che permette di respirare
Rapidità: arte
Molteplicità: invertendo l' ordine degli addendi il risultato cambia, eccome!
Esattezza: conoscendo la soluzione, tutto torna!
Visibilità: la parte migliore sta nell' animo di chi la vive


Gruppo Giunchi:

Leggerezza: Letto disfatto, vestiti sulla sedia, libri sparsi sulla scrivania, vetri sporchi. E' ora di aprire la finestra e fare ordine.
Rapidità: Complessità intuibile nel singolo. Come esprimere la sofferenza in un accumulo di sedie.
Visibilità': "Altre polemiche per la costruzione del nuovo auditorium. Dopo 5 anni ancora mai utilizzato."
Molteplicità: <<Architetto, nella mia casa vorrei lavarmi i denti mentre annaffio i fiori, salire in camera mentre scendo in cantina, lavare l'insalata mentre rifaccio i letti.>>
Esattezza: << E quello? Quando lo hanno costruito?>> <<Non so, non sapevo volessero costruire un nuovo teatro.>>


Gruppo Ballardini:

rapidità : portata di percezioni simultanee, ma non tutte pienamente afferrabili.
molteplicità: successione di dettagli che creano emozioni singole nell'insieme.
esattezza: coerente rivelazione del contenuto.
leggerezza: vincere la lotta contro la gravità dialogando con il vento.
visibilità: visione di ciò ke nn esiste, spazio a 4 dimensioni.


Gruppo Ferrari:

Molteplicità: Una persona,due specchi...mille persone.
Leggerezza: Anche le case hanno imparato a volare.
Rapidità: Un lampo che rompe il silenzio con una luce violenta che mette a nudo la realtà dell'architettura.
Esattezza: Come un orologiaio cerco la perfezione del meccanismo;la complessità è risolta.
Visibilità: Un fiore nel deserto,una foresta nella città, una piscina in un parcheggio. Ti ho sentito da lontano.

domenica 22 aprile 2012

Complessità - second step


Un determinato punto di vista alimenta, necessariamente, un indeterminato flusso di prospettiveLo spettacolo del flusso spaziale è sempre vivo e ben accessibile nelle metropoli, come molti di voi avranno vissuto e ricordano. Questo spettacolo crea uno stimolo che a sua volta nutre la necessità di significati incerti provenienti dall'interno. Nella nostra epoca percezione e cognizione bilanciano le volumetrie degli spazi architettonici mediante la "compressione" del tempo, mediante la complessità delle interazioni.
Parole come "orizzonte" avevano, bene o male, un campo di definizione, di percezione in termini architettonici, abbastanza condiviso dalle collettività. Bene, valutiamo il comportamento di un buco nero in una galassia distante 100 milioni di anni luce ( vi ricordo che un anno luce è una distanza pari a circa 63.241 volte la distanza fra la Terra ed il Sole - nota come Unità Astronomica- che è 149 597 870,691 chilometri). Gli scienziati stimano che un buco nero risucchi materia ad una velocità di tre milioni di chilometri all'ora. Il limite esterno di un buco nero, il raggio di non possibilità di fuga per materia e luce, viene chiamato "orizzonte dell'evento". Ad esempio "l'orizzonte dell'evento" di un buco nero con una massa 800 volte più grande di quella del sole, ha un diametro di circa 4850 kilometri, ossia la distanza che c'è tra Los Angeles e New York. Crediamo che il termine "orizzonte" sia dunque aperto a nuovi limiti e nuovi significati che, necessariamente, porteranno a nuove imprevedibili associazioni. Anche la coniugazione della parola orizzonte con il campo del pensiero (gli orizzonti del pensiero) si modifica di conseguenza e cerca di riconciliare le dimensioni microscopiche ed ecologiche in crisi sul pianeta. E così se l'orizzonte del nostro globo si contrae, l'orizzonte dei nostri pensieri si espande. Di fronte a queste grandissime trasformazioni del pensiero i nostri valori devono essere ridefiniti ad ogni livello e l'interpretazione della nostra realtà non potrà che essere il risultato di una selezione originale e creativa di INTERAZIONI tra sistemi complessi.

giovedì 19 aprile 2012

Complessità - first step

INTERAZIONE



La scienza dei sistemi complessi

Il progettista di architettura è un narratore. Come tale grande curiosità suscita in lui il vasto e fantastico universo della quotidianità. Non è opinione del solo staff di Co.4 che la realtà nella quale siamo immersi e della quale la quotidianità ne è una possibile unità di misura, abbia come imprescindibile caratteristica quella di essere straordinariamente complessa.
Narrare una complessità diventa perciò l'obiettivo del progettista di architettura.
Durante queste fasi del Corso ci siamo però accorti di uno stato di inconsueta desuetudine a trattare l'argomento da parte vostra. Nel senso che si, la maggior parte di voi ha un'idea di cosa sia la "complessità", ma pochi, troppo pochi, sono in grado di assegnarle un valore espressivo coerente. Per troppo pochi la complessità corrisponde alla verità della Vita.
Troppo pochi sono interessati a scoprire cosa accade quando molti elementi, atomi o molecole, ma anche formiche o esseri umani, interagiscono tra loro.

Interazione. E' la parola chiave della complessità ed è anche, quindi, la parola chiave per indagare nella quotidianità, a qualsiasi meridiano o parallelo del Mondo ci si trovi. Purtroppo per molti le interazioni portano ad una interdipendenza disordinata e rendono più difficile capire cosa succede e perchè. In sostanza le interazioni portano ad una condizione di "emergenza", alla comparsa spontanea di nuovi tipi di ordine e di organizzazione, ad aspetti che non si possono far risalire al carattere delle singole parti. Potete studiare finchè volete la struttura e le proprietà di un'unica molecola di acqua, per esempio, e non riuscirete lo stesso a concepire che ad 1°C un insieme di quelle molecole è un liquido e che lo stesso insieme di molecole a -1°C è un solido. Il brusco cambiamento da uno stato all'altro non implica nessuna alterazione delle molecole di per sè, cambia, invece questa si in maniera sostanziale, la sottile organizzazione della rete delle loro interazioni. E questa semplice ma importantissima verità la possiamo applicare anche al mondo degli ecosistemi e dell'economia. Non importa quante informazioni riusciate a raccogliere a livello di una sola specie o di un solo agente economico, non c'è verso di determinare le configurazioni organizzative che consentono al collettivo di funzionare in quanto tale. Come interagisconomigliaia di semplici geni e proteine per creare l'organismo dell'animale uomo in tutta la sua complessità (appunto) e capacità? Ed una colonia di formiche per organizzare i suoi membri, privi di intelligenza, in una comunità intelligente, capace di localizzare fonti di cibo e di orchestrare, con sbalorditiva raffinatezza, attacchi collettivi per respingere gli invasori?

Tutto ciò e molto altro, sono l'oggetto della scienza dei sistemi complessi o complessità, scienza con la quale siamo passati dal tentativo di identificare e di capire le singole parti a quello di capire la funzione collettiva dei sistemi dai quali dipendiamo, dai molteplici ecosistemi del mondo in cui miriadi di specie interagiscono, al clima e all'economia globale. Un tempo erano sistemi indagati da ricercatori strettamente specializzati. Oggi, tuttavia, è chiaro che si possono capire soltanto accorpando svariati saperi scientifici, con i fisici che prestano idee e metodi agli economisti, con biologi che collaborano con informatici e matematici.
Questa scienza contemporanea ha rivelato, ed è stata una scoperta importantissima, che molti sistemi all'apparenza senza nulla in comune mostrano, in verità, profonde similitudini. Per esempio, semplici regolarità matematiche note come "leggi di potenza" descrivono statisticamente nel tempo l'andamento dei terremoti e, con pari accuratezza, le fluttuazioni dei mercati finanziari, la distribuzione della ricchezza nella maggior parte delle nazioni ed i flussi delle informazioni di internet.
In sistemi così diversi sembrano essere all'opera processi organizzativi molto generali e si sono fatti progressi immensi nel descriverli ed i modelli migliori sull'andamento dei terremoti appaiono notevolmente simili ai modelli dei mercati finanziari o del comportamento informativo di internet.

Un'altra scoperta è che, in linea generale, nella maggior parte dei sistemi complessi, il cambiamento non assume la forma di tendenze lineari o di cicli regolari, al contrario: è per lo più erratico ed imprevedibile. Gli eventi dirompenti, per esempio, avvengono molto più spesso di quanto tendiamo ad immaginare e hanno effetti sproporzionati. Sull'arco di un decennio, la mezza dozzina di terremoti "importanti" produce più danni alle persone ed ai beni di tutti gli altri messi insieme. Allo stesso modo, sull'arco di un anno la maggior parte del movimento di un dato titolo di borsa è spesso dovuta a cambiamenti repentini in pochi giorni precisi. Tipicamente, in un qualsiasi sistema complesso, il ritmo del cambiamento presenta oscillazioni selvagge, con rari picchi che risaltano sullo sfondo di una calma relativa, con transizioni improvvise e violente in mezzo a periodi di quiescenza. In un mondo complesso l'imprevedibilità è normale.

L'idea sottostante alla scienza dei sistemi complessi è che tutto sta nell'organizzazione. Nel nostro mondo questa assume forme che la scienza classica non lascia presagire, concentrata com'è nella ricerca delle leggi fondamentali ed immutabili che regolano l'Universo, basti pensare alla teoria quantistica o alla cosmologia. Ma la scienza odierna è andata oltre; le avanguardie della scienza non sono più ossessionate dalla previsione esatta e dal controllo. Hanno imparato ad accettare che l'imprevedibilità è un aspetto inevitabile e, a volte, persino benefico del mondo, una risorsa da cui è possibile trarre anche vantaggio, se giocata bene. Sappiamo oramai che alcune delle verità più profonde sul nostro mondo riguardano le sue organizzazioni complesse, e che se vogliamo viverci meglio e usarle saggiamente, la conoscenza di queste verità ci è indispensabile.


L'interazione e l'architettura contemporanea

La narrazione a cui si faceva riferimento più sopra, obiettivo unico del progettista di architetture, per essere coerentemente radicata nella nostra epoca e, quindi, avere un minimo orizzonte testimoniale, deve essere in grado di dialogare con le recenti scoperte della scienza e di esplorarne le relazioni di reciprocità che sussistono tra le due discipline, avendo ambedue lo stesso terreno di ricerca: la complessità.
L'indescrivibile armonia del mondo migliora sensibilmente con la conoscenza delle nuove teorie organiche dei sistemi dinamici che ci offre la scienza dei sistemi complessi.
Una delle principali attenzioni del progettista di architettura (questo in tutte le epoche) è quella di sviluppare sempre adeguati criteri di percezione delle sue soluzioni spaziali, in quanto è proprio attraverso la percezione che riesce a dare della sua architettura che avviene la definizione del racconto, la narrazione della sua visione del mondo.
Sappiamo, dalle comunicazioni fin qui svolte, che il nostro (nel senso di "narratori architettonici") modo di raccontare è strettamente correlato a due entità ben precise: lo spazio ( anche detto vuoto architettonico) ed il soggetto che lo descrive. Dato che il soggetto occupa un tempo particolare, lo spazio è perciò collegato ad una durata percepita ( ad esempio: cosa succede all'interno di un ufficio in una città specifica, la mattina presto dei mesi primaverili?). Il corpo virtuale, come sistema di nervi e sensi, è altresì orientato nello spazio. Può essere a testa in giù oppure dritto. Sussistono anche tutte quelle relazioni con lo spazio dettate dalle capacità inconsce di adattamento all'intorno virtuale. In assoluto è il corpo la vera essenza del nostro essere e della nostra percezione spaziale. Quando ci muoviamo nello spazio, il corpo si sposta in uno stato costante di incompletezza essenziale. Nella nostra contemporaneità, come progettisti di architetture siamo nelle stesse condizioni degli scienziati e cioè impossibilitati a dare risposte adeguate utilizzando criteri e linguaggi classici, in quanto l'organizzazione della società, i suoi fare ed i suoi modi di esprimerlo, il suo definire paesaggi ed essere paesaggi, assume forme così incredibilmente complicate che non può essere descritta con i canoni dell'architettura classica e accademica, essendo questa concentrata ancora nella ricerca di un linguaggio e dei relativi canoni espressivi.

fine prima parte.

martedì 17 aprile 2012

UN PASSO NELLA COMPLESSITA'

Dear studerts,
Il filosofo inglese Alfred North Whitehead rifiutava la possibilità di una conoscenza particellare, in cui gli ambiti del sapere rimangono tra loro distinti, proponendo invece una ricerca filosofica basata sulla organicità e sulla correlatività dell'esperienza umana.
Ci accorgiamo quindi di dover spostare la nostra attenzioneda ogni singolo elemento della quotidianità all'insieme delle interazioni che tra essi si genera.
Dobbiamo renderci conto che abbiamo a che fare con sistemi che risultano estremamente complessi, costituiti da processi non lineari in cui il principio causa-effetto perde la sua assoluta validità classica.
E in questa complessità, in questo continuo mutamento delle interazioni tra le parti, si osserva la nascita di nuove forme di organizzazione, di nuovi tipi di ordine, contenenti aspetti che sono "altro" rispetto al carattere delle singole componenti.


Esercizio:
Immagina che la caffetteria della facoltà ospiti un evento insolito, a cui parteciperanno tante persone: una degustazione di diverse varietà di te.
Vi chiediamo di analizzare l'ordinario funzionamento della caffetteria mediante l'utilizzo di layers, e realizzare poi un collage che esprima la contaminazione tra questo fare ordinario e l'evento particolare.
Concentratevi prima sulla trasmissione della strategia, e in seguito sulla resa estetica.
Buon lavoro
lo staff.

lecture

[1] La caffettiera del masochista esemplifica i possibili problemi dovuti ad una cattiva progettazione, la mancanza di attenzione nello studio dei processi, la scarsa sensibilità nei confronti dei soggetti coinvolti possono creare grandi occasioni di disagio. A tutti sarà capitato di cercare di aprire una porta spingendo… il disagio che si crea nell’utente in questi frangenti è ingiustificato.
Un buon progettista dovrebbe aver chiaro come alla base di un buon design c’è in “comfort”, uno stato delle cose per cui gli input provenienti dall’esterno si azzerano, in cui non si avverte la sensazione del freddo o del caldo, non si sentono rumori indesiderati o non ci si trova in condizioni sfavorevoli di illuminazione. Il “comfort”, ciò che non si sente, deve essere il punto di inizio di un qualsiasi progetto, sarà la prerogativa per la creazione di un processo di interazione estetica efficace.
Mentre una semplice analisi funzionale è in grado di mettere in luce tutte le caratteristiche necessarie per il raggiungimento del “comfort”, l’analisi del fare andrà ad indagare le peculiarità dei processi a cui si dovrà relazionare l’architettura in modo da definire un vuoto capace di accompagnarne lo svolgimento.
“I diagrammi sono delle rappresentazioni visive che aiutano la comprensione delle informazioni”*
Analizzare i processi scomponendoli in azioni ed eventi ci aiuta a comprenderne il dinamismo, a capire come alcune cose avvengano e cosa questo comporti. Per svolgere l’analisi del fare è necessario innanzitutto avere un’idea degli elementi coinvolti e della scala a cui il processo sarà analizzato. Qualsiasi processo è potenzialmente connesso a tutto l’esistente e scomponibile in microattività a scala cellulare…. Pertanto, mantenere consapevolezza dell’ambito di indagine è necessario per non rischiare di perdersi.
In architettura i diagrammi vengono utilizzati non solo come strumenti di analisi ma anche come strumenti progettuali in quanto la loro stesura è frutto di un processo creativo. [2] “Il diagramma non è una metafora o un paradigma, ma una macchina astratta che al tempo stesso è contenuto ed espressione”*.
Per redigere un diagramma dovremo pertanto avere chiari, oltre all’ambito di indagine e agli elementi coinvolti, i parametri che utilizzeremo per la comprensione del processo oggetto di studio. [3] Una volta impostate le condizioni al contorno, nella redazione del diagramma si presterà attenzione sia agli eventi che alle azioni, mentre i primi sono accadimenti di durata tendente a zero, le seconde sono dei processi continui che si sviluppano da un evento all’altro. Gli eventi sono la lista del “Cosa”, le attività rispondono alla domanda “Come”.
Indagare come avviene un processo consiste nel capire come è strutturato, di quali eventi lo generano, quali azioni lo compongono, le relazioni che si instaurano tra i vari elementi che lo compongono e quali ricadute ha verso l’esterno.
“I diagrammi vengono sviluppati per liberare l’architettura dagli standards tipologici in modo da creare le condizioni per evitare di imporre l’idea ma di inserirla all’interno del processo.”*


Ben van Berkel & Caroline Bos, MOVE, 1998
[1] – la caffettiera del masochista
[2] – moebius house
[3] – diagramma di UNstudio